Progetto QuBi, il punto

Cosa è successo nell’estate 2020

Il progetto QuBi durante il periodo di lockdown dovuto alla pandemia ha, giocoforza, messo in campo una energia forse al di sopra delle sue possibilità, accantonando momentaneamente la filosofia impressa all’inizio al progetto, per rispondere ad un’emergenza alimentare che non era prevedibile solo un anno fa.

In periodo di crisi, infatti, le famiglie che erano assistite hanno continuato ad esserlo ma a loro se ne sono aggiunte altre che nel frattempo hanno subito i contraccolpi di un economia iniqua che ha colpito le persone più fragili: infatti, non solamente si è dovuto far fronte alle famiglie in difficoltà sociale ma anche quelle i cui componenti sono entrati nel vortice della cassa integrazione o del licenziamento, per non parlare del lavoro sommerso che nel nostro paese è una vera e propria piaga sociale.

Ecco perché da alcune decine di famiglie assistite a rotazione durante i periodi “normali” si è passati ad alcune centinaia.

I numeri: oltre 350 nuclei familiari con minori domiciliati nell’area di Baggio/Olmi/Muggiano/Quinto Romano/Quarto Cagnino/Forze Armate.

Siamo passati a distribuire da 10 a 80 cassette di verdura a settimana.

I prodotti utilizzati per confezionare le cassette di ortaggi biologici sono forniti dalla Cascina Fraschina di Abbiategrasso e dalla AMAP Madre Terra, una collaborazione tra un gruppo di fruitori che supporta l’agricoltura contadina e la cooperativa sociale Madre Terra che lavora un orto condiviso a Rozzano, nel Parco Sud Milano. Il DESR coadiuva questa esperienza.

Come abbiamo descritto più sopra, in questa fase il tentativo di coinvolgimento delle famiglie è stato momentaneamente ridimensionato per affrontare, come si diceva, l’emergenza. Oltre ai prodotti del territorio, si è inoltre provveduto, grazie all’organizzazione di “cesti solidali” nei condomini del quartiere da parte della Croce Verde Baggio, a distribuire prodotti secchi della Grande Distribuzione e beni necessari all’igiene personale e/o a generi per l’infanzia e scolastici.

Trasformazione in laboratorio politico

A “bocce ferme”, quindi, anche se non è tornata la normalità piena, possiamo fare un bilancio positivo rispetto all’esperienza iniziata a gennaio 2019: innanzitutto, come abbiamo già visto, il numero di persone raggiunte. L’impronta decisa all’inizio del progetto non mirava naturalmente alla quantità, bensì alla gestione di un nucleo di famiglie segnalate dai servizi sociali o dai genitori delle scuole di primo e secondo grado che potessero partecipare ad un percorso di assistenza, in prima battuta, e di crescita di consapevolezza in seguito al loro coinvolgimento in azioni mirate: sensibilizzazione sui problemi dell’alimentazione, aiuto alla coltivazione nell’orto condiviso della Cascina Linterno, ecc.

Purtroppo, questa seconda possibile trasformazione, dall’azione di assistenza pura al coinvolgimento, già difficoltosa di suo, è stata interrotta dalla pandemia e ciò che era chiaro all’inizio da parte degli organizzatori è stata via via messa in discussione dagli eventi che ne hanno caratterizzato tutto il 2020 senza, tra l’altro, lasciare una via d’uscita nel tempo che rimane alla fine del progetto.

Ma la riflessione a questo punto, si è spostata sulla rete che si è distinta nell’onere della distribuzione delle “cassette”. L’insieme degli attori che si sono impegnati da febbraio ad oggi ha rappresentato una novità rispetto all’eterogeneità dei componenti che ha spaziato dai numerosi volontari che si sono resi disponibili agli operatori del “terzo settore”, spesso anche in prima persona, che al di là delle competenze specifiche, si sono messe in gioco per dare una mano. Questo ha comportato una notevole spinta dal basso accompagnata da uno sforzo straordinario della municipalità che ha messo in campo le sue strutture, in ogni zona della città.

Purtroppo, come spesso succede in questi casi, la miopia delle istituzioni ha voluto che il flusso si interrompesse senza però ostacolare il lavoro promosso dal “basso” che ha continuato ad operare pur con mille difficoltà. Si è quindi formata una compagine operativa che potrebbe rappresentare lo “zoccolo duro” di confronto con le istituzioni affinché l’esperienza, finito il progetto QuBì, non vada a perdersi.

Sicuramente, si è formata nei fatti una massa critica che potrebbe rappresentare una “spina nel fianco” nelle istituzioni, cieche e sorde alle sollecitazioni della cittadinanza attiva, favorevole alla costruzione di un nucleo operativo riconosciuto, in modo da acquisire sul “campo” la competenza alimentare che la nostra politica, di qualsiasi colore, non inserisce mai nella propria agenda.

Finalmente, i territori si organizzano per esprimere, nei fatti, la partecipazione, tanto urlata a partire dagli ultimi due sindaci di Milano e mai praticata.

Azione sociale

Cosa è possibile fare:

  • Organizzare e consolidare la pratica della distribuzione settimanale delle cassette.
  • Rafforzare la rete di soggetti “professionali” e cittadini organizzati
  • Dare concretezza allo slogan “non lasciamo indietro nessuno” e, anzi, “redistribuiamo ciò che l’economia di mercato ha tolto alle categorie disagiate e non solo”
  • Mettere il tema dell’alimentazione al centro dell’agenda politica
  • Tavolo di confronto periodico, operativo, con le istituzioni, per concordare le strategie di assistenza alle famiglie.
  • Costituzione di un polo “fisico” (casa sociale) per ogni quartiere dedicato al tema del recupero e della redistribuzione.
  • Costituzione di un fondo di quartiere (fondo di comunità) per gestire le iniziative.